Tag: sociologia urbana

L’abitare migrante. Nuovo libro di Enrico Fravega

Come abitano i migranti e, soprattutto, cosa influisce sui loro percorsi abitativi? Queste sono le domande dalle quali è partito il lavoro di ricerca che ha impegnato l’autore per tre anni.

L’idea che dà forma al testo è quella di legare una riflessione sullo sviluppo sociale, economico e urbanistico di uno spazio urbano con le biografie delle persone che nel corso dei loro percorsi migratori, a volte per periodi brevi, a volte per tutta la vita, hanno abitato e vissuto il medesimo spazio, contribuendo a dare forma alle nostre città.

Il testo si focalizza sulla complessità dei percorsi abitativi dei migranti in relazione alla precarietà del lavoro e alla sostanziale residualità del welfare abitativo italiano ed evidenzia le conseguenze sulle vite delle persone del nodo che lega strettamente la questione dell’abitare a quella dei documenti e a quella del lavoro. Inoltre, si sottolinea il ruolo del capitale sociale (contatti, relazioni, conoscenze, connessioni, ecc.) nella definizione della direzione dei percorsi abitativi.

Con l’ambizione di dare forma ad una narrazione corale, nelle sue pagine una selezione dei racconti di vita abitativa raccolti è stata riportata integralmente; in modo da permettere al lettore di farsi una propria idea delle questioni trattate e, al tempo stesso, di ridare, attraverso la testimonianza scritta, un “diritto alla parola” e alla rappresentazione della propria condizione che, nella nostra società, i migranti non hanno.

Prefazione a cura di Luca Queirolo Palmas. Post-fazione a cura di Paolo Boccagni.

How do migrants inhabit and, more importantly, what influences their housing pathways? These are the research questions from which stemmed the research work which has engaged the author for three years.

The idea that gives shape to the text is to link a reflection on the social, economic and urban development of an urban space with the biographies of people who in the course of their migratory paths, sometimes for short periods, sometimes for a lifetime, have inhabited and lived in the same space, contributing to form our cities.

The text focuses on the complexity of migrants’ housing pathways in relation to the precariousness of work and the substantial residual nature of the Italian housing welfare, highlighting as well the consequences on people’s lives of the knot that closely links the issue of housing to that of documents and that of work. It also emphasizes the role of social capital (contacts, relationships, knowledge, connections, etc.) in defining the direction of housing pathways.

In an effort to shape a choral narrative, in its pages a selection of the collected life stories have been integrally reported; so as to allow the reader to get his or her own idea of the issues dealt with and, at the same time, to give back, through written testimony, a “right to speech” and representation of their condition to migrants that, in our society, normally do not have.

Preface by Luca Queirolo Palmas. Afterword by Paolo Boccagni.

abitare, migranti, sociologia urbana

“dramma, scempio e fama”

(Documentario di 56 min.)
Regia di Alessandro Diaco.
Soggetto di Maddalena Bartolini, Sebastiano Benasso, Alessandro Diaco e Luisa Stagi.
Prodotto da Maddalena Bartolini e Sebastiano Benasso

Sinossi:

Le province dell’impero. Sottocultura urbana globalizzata. Piccola borghesia al confino.
Adolescenti di periferia. Effetti collaterali da musica hip-hop. L’antropologo Marc Augé, i sociologi David Brotherton e Agostino Petrillo, la psicologa Marie-Agnès Beau. Le TAG del writer Blef. Il desiderio di morire con la pelle nera, crivellato di colpi d’arma da fuoco sulle strade del Bronx. Canzoni sul dramma, lo scempio e la fama. La notte. Un lembo di Genova…

Un osservatore invisibile registra frammenti biografici di alcuni adolescenti che dal quartiere arrivano al passaggio televisivo attraverso la musica.
La messa in scena si svolge prevalentemente nella Genova-Cornigliano sommersa dei Santa Alleanza, una crew di periferia.
Dal territorio echi di un passato rosso e proletario che restano sullo sfondo della quotidianità della “Cumpa a meraviglia”.
L’hip-hop è un laboratorio dell’immaginario, un luogo dove miscelare aspirazioni e ispirazioni, dominio territoriale e ricerca di un’identità, ma anche insicurezze e percezioni acute, visionarie, ingenue, collettive, solitarie, potenziali. Questo è il tempo del bozzolo che diventerà farfalla, ed è pure il tempo della bellezza dell’asino. Navigando su una zattera di descrizioni e ricordi, frammenti emotivi e leggende urbane, entriamo nella deriva dei Santa Alleanza e tratteggiamo una mappa a inchiostro simpatico, qualcosa sparirà, qualcos’altro no. La spavalda e incerta naturalezza del loro stare davanti alla camera ci suggerisce che molto presto le cose cambieranno nelle loro esistenze.
La più lunga estate della mia vita sta finendo, cosa diventerò?
Per questi pronipoti dei ragazzi di borgata, il tempo occidentale ha solo cambiato il nome della classe sociale, non le condizioni. Non più sottoproletariato, ma piccola borghesia.

“… quella gente non creava più il proprio modello umano, quella gente non opponeva più la sua cultura a quella dei padroni, quella gente non conosceva più la santità della rassegnazione, quella gente non conosceva più la silenziosa volontà della rivoluzione.”
Tratto dal capitolo “La nuova periferia (III)”, del libro non finito di P.P. Pasolini “Petrolio”, 1975.

L’osservatore invisibile contatta e incontra intellettuali, amici fantasma, genitori. Attraverso la rete scrive a diverse crew in Tunisia, Canada, Ungheria, Kazakhstan, Sud Africa. Qualcuno risponde dando informazioni e videoclip divertenti e ironici… gli Inuit cantano “don’t call me eskimo”… altri più seriosi e malinconici restano irreperibili.
Sulla ribalta si accendono le luci di suburbie semi sepolte in alcune regioni dell’Impero (il sistema di mercato capitalistico che riassorbe le produzioni periferiche, ci dice Augé).
L’osservatore invisibile nota segni comuni e differenze, ma alla catalogazione preferisce la costruzione lirica… appunti sparsi di un’etnografia depensata, per dirla Bene.

Sfiorando l’illusione di oltrepassare le barriere al desiderio di comunicazione dei ragazzi selvatici di questa epoca, ascoltiamo le loro formule di reazione, e allo stesso tempo scorgiamo in loro i sintomi di tormenti sottopelle.
La più lunga estate della nostra vita sta finendo, cosa diventeremo?

per contatti:
sebastiano.benasso@gmail.com

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Corso Andrea Podestà, 2 - 16121 Genova (GE)

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