Kick-off meeting del progetto SOLROUTES con una sessione sui metodi creativi nei border studies e nei solidarity studies

Dal 25 al 29 settembre si terrà il kick-off meeting del progetto SOLROUTES (AdG ERC):

Solidarity And (As) The New Abolitionism. Collective Knowledge For Debordering Europe

Il progetto SOLROUTES Solroutes vuole essere un viaggio etnografico, multisituato e multiscalare che si snoda lungo le rotte delle migrazioni, insieme alle persone in movimento. Con sede in diverse località e “stazioni” dentro e intorno all’Europa (dal Belgio e Italia al Marocco, Tunisia, Turchia, fino agli avamposti postcoloniali europei della Guyana francese e Mayotte), il progetto mira a decentrare, deconfinare e allo stesso tempo provincializzare l’Europa, iscrivendosi, sia politicamente, sia concettualmente, in uno specifico orizzonte abolizionista. Facendo riferimento agli approcci afro-americani e femministi (quello di Ruth Gilmore, Angela Davis e molte altre), il progetto SOLROUTES concepisce tale prospettiva, più che come un gesto di cancellazione, come un momento costitutivo che si oppone a qualsiasi regime di frontiera proibizionista, ai suoi effetti necropolitici e al panorama razzializzato che genera, aprendo la possibilità per una “Europa at large” diversa, post o decoloniale.

Il giorno 25 settembre, presso il Dipartimento di Scienze della Formazione (DISFOR) dell’Università di Genova, alla presenza del Direttore del Dipartimento, Prof. Guido Franco Amoretti, si discuterà delle “Nuove parole chiave per la solidarietà“. Oltre al prof. Luca Queirolo Palmas (Principal Investigator) e al prof. Federico Rahola dell’Università degòli Studi di Genova, il dibattito sarà animato daIvan Bonnin (UniGE),  David Brotherthon (J. Jay College CUNY), Camille Cassarini (UniGE), Paolo Cuttitta (UniGE), Rassa Ghaffari (UniGE), Georges Kouagang (UniGE), Jayne Mooney (J. Jay College CUNY), Maria Dolores Paris Pombo (El Colegio de la Frontera Norte), Lorenzo Pezzani (UniBO), Camille Schmoll (EHESS).

Il 26 settembre, si terrà invece la sessione dedicata ai “Metodi creativi nei border studies e nei solidarity studies“. Aprirà i lavori il prof. Marco Martiniello dell’Università di Liegi. Interverranno: Rassa Ghaffari, Livio Amigoni e Massimo Cannarella del progetto SOLROUTES, Ivan Bonnin (Progetto MOBS – UniGE), Luca Giliberti (UniPR), K. Smets (VUB Bruxelles). Discussants: A. Antebi (OVQ – Barcelona), A. Milotta (Artist), J. Gonzalez Morandi and M. Cinque (film-makers), A. Ferraris (Illustrator), M. Martiniello (Universitè de Liège), A. Vannucci (Director and playwright), E. Zampa (photographer).

Nel pomeriggio si terrà la Tavola Rotonda “Sea as a battlground for solidarities” cui prenderanno parte: Lorenzo Pezzani (UniBO – HEMIG ERC), Vittorio Alessandro (Ammiraglio in congedo della Guardia Costiera), Jacopo Anderlini (UniBO – Progetto MOBS), Leon Blanchaert (Mediterranea – Saving Humans), Enrico Fravega (UniGE – Progetto MOBS).

I due giorni successivi saranno dedicati alla presentazione dei Report relativi a: Belgio, Turchia e Balcani (27 settembre – DISFOR), Tunisia e Marocco (28 settembre – Aula Mazzini – Balbi 5).

Nella giornata del 28 si terrà, inoltre, presso l’Aula Mazzini di Via Balbi 5, il workshop “Doing ethnography and solidarities in the Maghreb area“. Nella stessa location, alle 11:30 del 29 settembre si terrà l’assemblea plenaria conclusiva dell’evento.

 

 

 

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Io sono confine / I am border – Una mostra sulle pratiche artistiche che cercano di abbattere i confini. Genova, Palazzo Grillo (04.03-08.04.2023)

A cura di Pierre Dupont con Anna Daneri. Da un progetto di ricerca di Antonino Milotta sviluppato in collaborazione con il collettivo Eufemia del Laboratorio di Sociologia Visuale dell’Università di Genova (DISFOR)

PRIMO PIANO – Palazzo Grillo | 04.03.2023-08.04.2023 | Piazza delle Vigne 4, Genova | Mercoledì-domenica 16.00-20.00, ingresso gratuito

Inaugurazione: sabato 4 marzo 2023 ore 16.00

ore 17.00 Iain Chambers in conversazione con Federico Rahola

La mostra Io sono confine / I am border muove dalla ricerca di Antonino Milotta artista e dottorando del XXXVI ciclo in Scienze Sociali presso l’Università degli Studi di Genova, curriculum “Migrazioni e processi interculturali”,  con un progetto volto a individuare metodologie e pratiche artistiche che cercano di abbattere i confini e i pregiudizi attorno ai fenomeni migratori. La mostra è a cura di Pierre Dupont (Giulia De Giorgi, Michela Murialdo, Roberta Perego) con Anna Daneri. 

Il titolo del progetto cita una pubblicazione di Shahram Khosravi, tradotta e pubblicata per la prima volta in Italia da elèuthera nel 2019. Il libro di Khosravi, antropologo iraniano e professore di Antropologia Sociale all’Università di Stoccolma, unisce la ricerca etnografica al racconto della migrazione vissuta in prima persona dall’autore: il testo interroga il concetto e la definizione di frontiera restituendo, attraverso la tecnica dell’auto-narrazione, l’esperienza tangibile dell’“essere trasformati in confine”. 

Premettendo un’idea di arte come strumento di indagine, la mostra è concepita come un vero e proprio spazio di ricerca sociale e riunisce lavori di artistə legatə al contesto italiano, che analizzano e raccontano il fenomeno migratorio nelle sue differenti sfaccettature. A partire da una selezione di opere realizzate tra i primi anni Duemila e oggi, il progetto include generazioni diverse e offre sguardi molteplici. La città di Genova, tra i simboli del Mediterraneo, esprime in modo significativo questa stratificazione, quale luogo di approdo, partenza e scambio di merci, culture e arti. 

Io sono confine / I am border intende riflettere sui concetti di identità e memoria, movimento e transito, confini materiali e immateriali, e racconta il tema delle migrazioni attraverso una pluralità di proposte artistiche, sia dal punto di vista della ricerca e delle metodologie, che della formalizzazione e dei media impiegati (scultura, installazione, video, audio, pittura, fotografia). La mostra presenta i lavori di 28 artistə. 

Le opere selezionate e presentate all’interno del percorso espositivo sono: Nico Angiuli, Ideologia e materia, 2015; Rossella Biscotti, The Journey Migrant Map, 2016; Pamela Diamante, Comunicazione istituzionale 2016, 2016; Binta Diaw, Nero Sangue, 2020-2022; Bruna Esposito, Oltremare, 2006-2018; Claire Fontaine, Affiches sans images (Commentaires aux poèmes de Brecht, 1939), 2007; Invernomuto, blackmed.invernomuto.info, 2021; Francesca Marconi, Cartografia dell’orizzonte, 2019; MASBEDO, Resto, 2021; Elena Mazzi e Rosario Sorbello, En route to the South, 2015; Giuseppe Mirigliano, INVOLOINTERRA, 2017; Ryts Monet, Carpet, 2016; Fiamma Montezemolo, Passing, 2017-ongoing; Margherita Moscardini, 1XUnknown (1942-2018, to Fortress Europe, with Love), 2012-2018; Muna Mussie, Punteggiatura, 2018; Raziel Perin, Corpi Liberi, 2020; Serena Vestrucci, Strappo alla regola, 2013.

Il percorso è scandito da alcune opere-soglia, non strettamente riferite alle tematiche migratorie, ma evocative rispetto a temi come viaggio, confine, identità. Queste opere – individuate nei lavori di Cleo Fariselli, Me as a star (Vallée Étroite), 2021; Eva Marisaldi, Porto Fuori, 2007; e Agathe Rosa, Pelo libero, 2016 – svolgono la funzione di “approdi” all’interno del flusso narrativo della mostra.

Alcuni lavori sono poi concepiti come presidi esterni allo spazio espositivo, presenze in grado di amplificare il progetto incontrando altri sguardi e altri pubblici: l’opera di Jonida Xherri, O Italia, o grande stivale, non cacciarmi di nuovo a pedate, 2019, è un arazzo di 10 metri affisso all’esterno di Palazzo Grillo; nella hall dell’Hotel Palazzo Grillo sono collocate l’opera fotografica di Adrian Paci, Centro di Permanenza temporanea, 2007, e il video di Liryc Dela Cruz, Il Mio Filippino: Tess, 2021. 

La mostra propone inoltre una selezione di lavori video all’interno di uno spazio-cinema dedicato. Il pubblico è invitato a tornare durante il periodo di apertura della mostra per vedere i film proiettati secondo una programmazione predefinita: Nico Angiuli, Tre Titoli, 2015; Maria Iorio/Raphaël Cuomo, Sudeuropa, 2005-2007; Martina Melilli, MUM I’M SORRY, 2017; Andrea Mastrovito, NYsferatu – Symphony of a Century, 2017; Adrian Paci, Centro di permanenza temporanea, 2007; Caterina Erica Shanta, Talking About Visibility, 2021; ZimmerFrei, LUMI DUO, 2020 e La città dentro, 2020.

Concepita come una mostra-laboratorio, Io sono confine / I am border offre la possibilità di confrontarsi con il tema migratorio attraverso le opere e la costante interazione con Antonino Milotta, presente in mostra durante il periodo espositivo che, supportato da alcunə studentə dell’Accademia Ligustica di Belle Arti, farà un lavoro di mediazione culturale e applicherà alcune metodologie appartenenti alle scienze sociali, dal questionario all’osservazione partecipante, ai fini della ricerca all’interno del dispositivo mostra.

Eventi e progetti collaterali

La mostra è accompagnata da due incontri, pensati per approfondire alcune tematiche centrali del progetto di ricerca, nata a seguito della partecipazione di Antonino Milotta nel collettivo Eufemia del Laboratorio di Sociologia Visuale dell’Università di Genova (DISFOR), di cui sarà proiettato un video a introduzione delle conferenze. 

Sabato 4 marzo ore 17.00, sala conferenze di Palazzo Grillo: una conversazione tra Iain Chambers e Federico Rahola, con interventi di Antonino Milotta, Pierre Dupont, Anna Daneri e del consigliere comunale Simohamed Kaabour. L’incontro verterà sulla migrazione come modernità: dall’Atlantico nero al Mediterraneo nero, che ci porta alla migrazione come interrogazione della modernità, della sua moltiplicazione di confini e i suoi limiti di identità e di appartenenza e sull’ arte come dispositivo che promuove un altro linguaggio critico.

Iain Chambers è antropologo, sociologo ed esperto di studi culturali. Insegna Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università degli Studi di Napoli, “L’Orientale” e ha pubblicato diversi libri tra cui: Mediterraneo blues (Tamu Edizioni, 2020), La questione mediterranea (con Marta Cariello) (Mondadori, 2019), Ritmi urbani. Pop music e cultura di massa (Meltemi, 2018), Paesaggi migratori. Cultura e identità nell’epoca postcoloniale (Meltemi, 2018), Postcolonial interruptions, unauthorised modernities (Rowman and Littlefield International, 2017), Location, borders and beyond (Createspace, 2012), Mediterranean Crossings. The Politics of an Interrupted Modernity, (Duke University Press, 2008) .

Federico Rahola insegna Sociologia dei processi culturali e Teoria dell’immagine presso l’Università di Genova ed è autore di Zone definitivamente temporanee. I luoghi dell’umanità in eccesso (Ombre Corte, 2003) e, con Massimiliano Guareschi, di Chi decide? Critica della ragione eccezionalista (Ombre Corte, 2011); insieme a Luca Queirolo Palmas è autore di Underground Europe (Meltemi, 2020).

Sabato 25 marzo ore 17.00, sala conferenze di Palazzo Grillo: una conversazione tra Shahram Khosravi e Sandro Mezzadra. L’incontro è pensato come un momento di riflessione sul tema dei confini, a partire dalla pubblicazione Io sono confine  di Shahram Khosravi da cui la mostra prende il titolo. 

Shahram Khosravi (profugo iraniano fuggito durante la guerra con l’Iraq 1980-1988), è cittadino svedese dal 1995 e insegna Antropologia sociale all’Università di Stoccolma. È autore di vari saggi, tra cui: Seeing Like a Smuggler: Borders from below, scritto con Mahmoud Keshavarz (Pluto Press, 2022), Young and Defiant in Tehran, Precarious Lives: Waiting and Hope in Iran (University of Pennsylvania Press, 2017), The ‘Illegal’ Traveler: an auto-ethnography of borders (Palgrave, 2010) pubblicato in italiano come Io sono confine (elèuthera, 2019). Ha curato Waiting and the Temporalities of Irregular Migration con Christine Jacobsen and Marry-Anne Karlsen (Routledge, 2020) e After Deportation: Ethnographic Perspectives, (Palgrave, 2017).

Sandro Mezzadra insegna Filosofia politica presso l’Università degli Studi di Bologna. Negli ultimi anni il suo lavoro si è concentrato in particolare sui rapporti tra globalizzazione, migrazioni e processi politici, sul capitalismo e sulla critica postcoloniale. Il suo ultimo libro è Un mondo da guadagnare. Per una teoria politica del presente (Meltemi, 2020). Con Brett Neilson è autore di Border as Method, or, the Multiplication of Labor (Duke University Press, 2013). Nel 2006 ha pubblicato Diritto di fuga: migrazioni, cittadinanza, globalizzazione (Ombre Corte).

Al termine della conversazione sarà proiettato il film di Maria Iorio e Raphaël Cuomo Chronicles of that time (2021) che, prendendo spunto da materiali girati precedentemente nell’area del Mediterraneo, cerca di sfidare un immaginario eurocentrico stabilendo altre prospettive che collegano l’Africa e l’Europa.

Passing | Edizione d’artista

In occasione della mostra, l’artista Fiamma Montezemolo ha realizzato un’edizione in dieci esemplari costituiti da lingotti di cemento dipinti in oro, ognuno con incisa la parola “passing”. Il termine ha diversi significati: passaggio, transizione, scomparsa, morte, donazione, guado, cambio di identità razziale. L’opera Passing (2017-ongoing) allude al costo finanziario ed emotivo di muoversi in un mondo sempre più determinato da confini geopolitici e metaforici, attorno ai quali la speculazione e il profitto aumentano vertiginosamente. Il ricavato ottenuto dalla vendita dell’edizione sarà devoluto a Mediterranea/Saving Humans e Progetto 20K.

artsonthemove.org | Archivio online 

artsonthemove è un progetto di promozione della cultura artistica contemporanea in relazione alle tematiche migratorie ed è realizzato con il sostegno dell’Università degli Studi di Genova: pensato come un archivio collaborativo online, si tratta di una piattaforma accessibile gratuitamente, in italiano e in inglese, per far confluire in un unico database ricerche artistiche e sociali contemporanee legate al tema migratorio e affrontate da prospettive legate al territorio italiano, affinché diventino materiale di studio, approfondimento, confronto e scambio, creando al contempo una rete con realtà, enti, istituzioni, artistə, ricercatori e ricercatrici. Sviluppato a partire dalle opere presenti nella mostra Io sono confine / I am border, l’archivio sarà uno strumento vivo, in grado di crescere grazie alla condivisione di materiali da parte degli utenti, che potranno contribuire segnalando opere da includere nel portale. Tali segnalazioni potranno pervenire tramite candidature attraverso la compilazione di un apposito form, e saranno vagliate da un comitato scientifico.

Biografie 

Antonino Milotta è artista visivo e ricercatore, attualmente dottorando nel curriculum di Migrazioni e Processi Interculturali presso l’Università degli Studi di Genova – Laboratorio di Sociologia Visuale. La sua ricerca abbraccia tematiche intime e sociali, volte a scandagliare le forze che animano e determinano il presente. Le installazioni, le immagini in movimento e il suono sono tra i medium più costanti della sua produzione. Ha studiato arti visive in diverse accademie specializzandosi nel 2020 all’Università IUAV di Venezia in Movies – Moving Images Arts. Le sue opere sono presenti in diverse collezioni pubbliche e private, e ha partecipato a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero.

Pierre Dupont (Giulia De Giorgi, Michela Murialdo e Roberta Perego), nato nel 2015, è un collettivo curatoriale che persegue la strada della partecipazione e dell’incontro tra ricerca artistica e pubblico. Di base in città diverse (Torino, Genova e Milano) ha fatto della distanza uno strumento di lavoro, decidendo di non vincolare la pratica a uno spazio fisso. Tra i progetti realizzati: Relazione di appartenenza, Spazio MIL e Archivio Sacchi (Sesto San Giovanni, Milano, 2016-17); Parabola, ArtVerona, i8 – spazi indipendenti (Verona, 2017); Hortus (in)conclusus, MACA – Museo di Arte Contemporanea (Alcamo, Trapani, 2018); NUMEROZERO – Propagazioni Open Studio, Ventunesimo (Torino, 2022). Nel 2019 Pierre Dupont ha partecipato come partner alla rassegna Dialoghi d’Arte. Evoluzione e ruolo del pubblico delle arti contemporanee, Palazzo Ducale e Fondazione Cultura Noli (Genova e Noli). Tra le partecipazioni: WopArt Fair (Lugano, 2019); Immersione Libera, Bagni Misteriosi (Milano, 2019); World Anthropology Day (Milano, 2021); PROPAGAZIONI – Bollettino di esperienze di campo, rivista indipendente che riunisce arte, pedagogia e antropologia (2020-21); Paradise is exactly like where you are right now only much, much better, Palazzo Franzone Spinola di Luccoli (Genova, 2022).

Anna Daneri, curatrice indipendente, ha curato con Lorenzo Giusti il progetto Nulla è perduto. Arte e trasformazione della materia (GAMeC Bergamo, 2021-2022). Co-fondatrice di Peep-Hole, spazio indipendente attivo a Milano dal 2009 al 2016, dal 2013 è responsabile del Meru Art*Science Research Program. Curatrice con Carlo Antonelli del programma vincitore dell’ultimo bando per il Museo di arte contemporanea di Villa Croce di Genova, è stata production manager di They Come to Us without a Word, mostra e performance di Joan Jonas per il Padiglione Stati Uniti della 56. Biennale di Venezia. Ha partecipato a diversi progetti collaborativi transdisciplinari, tra cui Eufemia. I sommersi e i salvati promosso dal Laboratorio di sociologia Visuale dell’Università di Genova e Progetto 20K (Genova, Nizza e Ventimiglia 2019-2021), TEU (Twenty – foot Equivalent Unit) promosso da On Public e DISFOR (Genova, 2017). È parte del collettivo di ricerca artistica Corpi idrici e del  Comitato Promotore dell’Archivio Atelier Pharaildis Van Den Broeck. Dal 2021 è co-direttrice artistica di Forevergreen.fm e del festival Electropark. 

Il Laboratorio di Sociologia Visuale dell’Università degli Studi di Genova è uno spazio sperimentale nato dall’esigenza di utilizzare l’audiovisivo e le immagini come linguaggio per la divulgazione dei risultati della ricerca sociale, la macchina fotografica e la telecamera come strumento di indagine della realtà sociale. Il gruppo di lavoro è in continua espansione. Attualmente è formato da sociologi, ricercatori, studenti, registi, artisti e videomaker. Si occupa di ricerca sociale, produzioni video, fotografia, autoformazione, docenza, organizzazione di workshop e seminari, interventi negli spazi pubblici.

Io sono confine / I am border è parte del percorso di ricerca del progetto MOBS – Mobilities, solidarities and imaginaries across the borders: the mountain, the sea, the urban and the rural as spaces of transit and encounters (PRIN 2020 Prot. 2020TELSM8), coordinato dall’Università degli Studi di Genova con la partecipazione delle Università di Milano, Padova, Parma e l’Orientale di Napoli ed è sostenuto dal progetto internazionale SOLROUTES Solidarities and migrants’ routes across Europe at large ERC 2021 dell’Università degli Studi di Genova.

Contatti e riferimenti

Ufficio Stampa: Arianna Maestrale, +39 3489166206 maestralearianna96@gmail.com

Info: hello@pierredupont.it (www.pierredupont.it)

https://www.laboratoriosociologiavisuale.it/

Io sono confine / I am border è realizzata in collaborazione con:

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Crocevia Mediterraneo – Fare ricerca attraverso il mareUn’etnografia di un gruppo di ricercatrici e ricercatori nello Stretto di Sicilia. Un podcast ne racconterà il viaggio (tratto da Melting Pot)

Un gruppo di ricercatrici e ricercatori delle università di Genova e Parma attraverserà per due settimane, dal 26 settembre all’11 ottobre, il Mediterraneo centrale facendo tappa nei principali snodi della mobilità migrante e del controllo confinario europeo: Pantelleria, Lampedusa, Linosa, Malta. Per la prima volta, un’imbarcazione di scienziati sociali abita questo campo in prima persona, nello spirito di una sociologia pubblica che possa confrontarsi e incidere direttamente sul reale. Un podcast ne racconterà il viaggio, popolato da incontri e riflessioni su passato, presente e futuro delle forme di mobilità.

Le narrazioni dominanti nel campo politico e mediatico italiano rappresentano il Mediterraneo come uno spazio di separazione tra aree geograficamente e socialmente distanti, una barriera “naturale” che abissalmente divide realtà differenti. Al contrario, storicamente, il Mediterraneo è prima di tutto uno spazio di incontro, attraversamento, contaminazione tra soggetti diversi. In questa congiuntura, si configura come il luogo di frizione e conflitto tra le pulsioni “necropolitiche” della gestione migratoria e confinaria dell’Unione Europea e l’irriducibile spinta alla mobilità dei migranti. Il Mediterraneo è diventato confine mortifero, diretta conseguenza delle politiche migratorie europee attraverso la militarizzazione dei confini marittimi e terrestri, la criminalizzazione non solo di chi migra ma anche di chi svolge attività di supporto e solidarietà a chi è in transito, l’assenza sostanziale di politiche di accesso legali al territorio europeo.

Allo stesso tempo, lo spazio e le relazioni che si generano al suo interno producono un tessuto sociale complesso, dove razionalità, rappresentazioni e pratiche sfuggono le dicotomie e i “confini” sociali tra i soggetti si fanno più sfumati. Così, all’interno del perimetro descritto dalle politiche migratorie europee e dal suo apparato confinario, dalle reti e infrastrutture di controllo e mobilità, si muovono una molteplicità di attori, animati da interessi e prospettive differenti: migranti in transito, pescatori, marinai, guardiacoste, funzionari delle forze dell’ordine e delle agenzie europee, umanitari, solidali. Non solo visioni di chiusura e di difesa, ma anche voci e pratiche di apertura, che non trovano spazio nel dibattito mediatico e che invece manutengono la porosità o fluidità della frontiera di acqua, e in qualche modo rendono complesso il campo dei vissuti e delle visioni su questo mare tra le terre, su ciò che è stato, su ciò che dovrà essere.

È con questo campo cangiante che, come ricercatrici e ricercatori, ci proponiamo di entrare in relazione, abitando lo stesso spazio marittimo. Attraverso un punto di osservazione privilegiato perché in movimento, su un’imbarcazione, proveremo a dare conto della complessità di questo spazio, in un viaggio di due settimane con tappe a Pantelleria, Lampedusa, Linosa e Malta, dove per mare ascolteremo suoni e tempi del Mediterraneo e cercheremo di capire come si pone come attore tra gli altri, e poi di volta in volta ci riuniremo con gruppi di ricercatrici e ricercatori a terra incontrando e ascoltando testimonianze di chi vive e attraversa il mare. Un’etnografia del mare e nel mare costellata di incontri e della partecipazione diretta in questo contesto sociale complesso, per ricomporre memorie sul mare ad analisi del suo attuale, e rendere più visibile la polifonia di voci e la pluralità di visioni sul suo futuro, che è una importante posta in gioco.

Seguendo la vocazione della “sociologia pubblica” – un modo di intendere la pratica della ricerca sociale in connessione con lo spazio pubblico, come rigenerazione dello spazio pubblico che discende dalla produzione e dalla cura collettiva di “dati scientifici” -, daremo voce a questi incontri e al nostro abitare il campo raccontandone in episodi giornalieri di un podcast, in un dialogo costante tra le diverse temporalità e spazialità del mare, utilizzando suoni del mare, dialoghi con i testimoni, diari autoetnografici, componendo insomma argomentazioni politiche e esplorazioni visuali, sonore e poetiche sul Mediterraneo, poiché a partire dalle frizioni e rifrazioni che si generano tra i diversi posizionamenti, ma anche dall’ibridazione dei linguaggi, si possa arrivare ad immaginare una dimensione post-nazionale che sappia oltrepassare il governo delle mobilità imposto dagli stati. Infine, lo faremo in rete con esperienze di radio e laboratori coordinati da studenti universitari, perché la sociologia pubblica di cui parliamo parte innanzi tutto da una visione di università collettiva che anima i nostri progetti.

Questo primo viaggio etnografico si inserisce all’interno del progetto di ricerca MOBS (Mobilities, solidarieties and imaginaries across the borders / Prin 2020) di cui è capofila l’Università di Genova e il gruppo di ricerca legato al Laboratorio di Sociologia Visuale e in cui sono coinvolte l’Università di Milano Statale, di Napoli, di Padova, di Parma, che prende in esame le porosità del territorio nazionale italiano, indagando forme di mobilità e dell’abitare dei migranti in transito e le trasformazioni del governo confinario in quattro luoghi privilegiati: la montagna, il Mediterraneo, lo spazio urbano e lo spazio rurale.

Prima Missione 2022:

26 settembre: Marsala/Pantelleria – 27/29 settembre: Pantelleria/limite acque territoriali tunisine – 30 settembre/ 7 ottobre: Lampedusa/Linosa/limite acque territoriali libiche – 8/11 ottobre: Malta, workshop finale in collaborazione con l’Università di Malta e con la partecipazione di: Naor H. Ben-Yehoyada (Columbia University, US) e Chiara Denaro (Alarm Phone e Università di Trento), Neil Falzon (Aditus Foundation), Norert Bugeja, Gilbert Calleja, Daniela DeBono (University of Malta).

Equipaggio di ricerca:

Università degli Studi di Genova: Jacopo Anderlini, Arianna Colombo, Enrico Fravega, Luca Giliberti, Francesca Goletti, Antonino Milotta, Luca Queirolo Palmas, Gabriella Petti, Federico Rahola. Università degli Studi di Parma: Guglielmo Agolino, Daniela Leonardi, Vincenza Pellegrino, Veronica Valenti.

Qui il link all’articolo: https://www.meltingpot.org/2022/09/crocevia-mediterraneo-fare-ricerca-attraverso-il-mare/

articolo, MeltingPot

Doppia presentazione per “L’abitare migrante”, di Enrico Fravega

Due presentazioni in due giorni, per “L’abitare Migrante. Racconti di vita e percorsi abtativi di migranti in Italia“.

  • Mercoledì 14 settembre, alle ore 15, online sulla piatttaforma online Attiviamo Energie Positive
  • Giovedì 15 settembre, alle ore 18, in presenza, a Genova in Piazza Rostagno: dialogo tra l’autore e Andrea Torre, Direttore del Centro Studi Medì.

Clicca qui per scaricare un estratto del testo.

home-making, housingpathways, migrations

Corso Andrea Podestà, 2 - 16121 Genova (GE)

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